Titolare attuale dello Studio è Giacomo Granchi (Firenze 1974), attivo anche nel settore delle sculture lignee policrome e dorate – quasi un richiamo alle antiche competenze di origine della bottega di famiglia – mentre il padre Andrea continua a collaborare con consulenze tecniche a molti degli interventi effettuati dallo Studio.
Giacomo si è formato nello studio del nonno Vittorio Granchi (1908-1992) uno dei principali esponenti della “Scuola fiorentina del restauro” e poi con il padre Andrea Granchi (Firenze 1947) (il quale, oltre ad aver a lungo collaborato con Vittorio nel campo del restauro, è anche un riconosciuto artista contemporaneo nonché, a lungo, docente nelle Accademie Statali di Belle Arti). Giacomo ha sviluppato, negli anni, proprie specifiche competenze come doratore, e restauratore di sculture policrome e dorate, anche attraverso “stage” e perfezionamenti presso botteghe e laboratori riconosciuti, conducendo interventi su pregevoli manufatti intagliati e dorati presenti nei musei fiorentini come la Cornice barocca di Palazzo Pitti, il Crocifisso intagliato e dorato della cattedrale di Orbetello e, di recente, su un gruppo di preziose cornici intagliate e dorate della Collezione Spannocchi della Pinacoteca Nazionale di Siena.
Da segnalare anche una specifica competenza nel campo della cartapesta policroma con cui ha realizzato interventi anche avvalendosi di una personale cultura musicale e con l’inedito utilizzo di repertori di strumenti e morsetti “dolci” mutuati dal mondo della liuteria. Giacomo Granchi infatti, in parallelo con gli studi artistici, si è diplomato in violino presso il Conservatorio Statale Buzzolla di Adria nel segno di un proficuo intreccio e sinergia tra le arti. Ha realizzato ricerche personali, studi e applicazioni sulle vernici da liuteria, con l’utilizzo di sostanze vegetali naturali e avvalendosi delle esperienze maturate nello Studio legate alle vernici per la pittura apprese studiando gli scritti di Vittorio Granchi come le “Lezioni di restauro”[1].
Fra gli interventi per le Soprintendenze condotti dalla “Studio Granchi” si cita in particolare il complesso e inconsueto restauro (1997-2001) sull’inedito Crocifisso in cartapesta policroma di Pietro Tacca a Settignano (direz. Beatrice Paolozzi Strozzi) su cui è stata allestita nel giugno 2001 una esposizione specifica proprio a Settignano[2].
Quell’intervento e la relativa pubblicazione, sono tutt’oggi considerati un riferimento essenziale per il restauro della Cartapesta policroma dove fino a quel momento esisteva una assai scarsa letteratura scientifica. Seguì il complesso intervento con la Soprintendenza di Pisa su un altro importante Crocifisso in cartapesta policroma questa volta attribuito a Ferdinando Tacca della Pieve di Marti (PI) accompagnato, anche questo restauro, da una specifica pubblicazione scientifica[3]. Con la Soprintendenza di Siena lo Studio Granchi di Giacomo Granchi ha realizzato un ampio ciclo di restauri su varie opere pittoriche della Contrada della Lupa (direz. Narcisa Fargnoli e Bruno Santi) e sull’inedito S. Francesco di Bernardino Mei ritrovato a Seggiano (SI) (direz. Fabio Torchio). Tra i restauri realizzati su diretta assegnazione della Soprintendenza fiorentina, o sotto la sua Alta Sorveglianza, si segnalano La Cornice barocca intagliata e dorata di Palazzo Pitti (direz. Marilena Mosco), la grande Pala della chiesa dei SS. Apostoli di Firenze con San Francesco di Sales in gloria di Anton Domenico Gabbiani (direz. Maria Matilde Simari), La Madonna del Rosario di Francesco Mati ( direz. Lia Brunori), l’Ultima cena di Andrea Commodi (direz. Brunella Teodori), la Predella di Quarate di Paolo Uccello del Museo Diocesano di S. Stefano al Ponte di Firenze (direz. M. Matilde Simari). Rimarchevole per complessità l’intervento sulla tela di Giacinto Fabbroni con l’Adorazione del SS. Sacramento della chiesa di Bagnolo presso Impruneta (direz. Maria Pia Zaccheddu). Sempre per musei o edifici ecclesiastici del territorio lo Studio ha realizzato vari interventi: la Pala di Jacopo Confortini con il Martirio di San Giovanni Evangelista (direz. Lia Brunori) della Chiesa di S. Maria a Settignano, la Madonna del Rosario e Santi di Bernardino Monaldi (1611) del Museo di Certaldo (direz. Claudio Paolini). Per il Museo di Arte Sacra di San Pietro in Mercato, presso Montespertoli, restaura la grande pala del ‘600 fiorentino con il Transito di San Giuseppe (direz. Claudio Paolini).
Per il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Firenze lo Studio Granchi di Giacomo ha realizzato tra il 2014 e il 2016 il complesso e impegnativo restauro delle due imponenti e rare tele (600×260), con scene dalla Via Crucis, di Giovanni Balducci, realizzate come apparati effimeri (1588) per il matrimonio di Ferdinando de’ Medici con Cristina di Lorena (direz. M.M. Simari, B. Santi, T. Verdon, B. Agostini) intervento presentato pubblicamente all’Accademia delle Arti del Disegno. Le tele sono oggi esposte nel nuovo Museo.
Giacomo Granchi è membro del comitato scientifico del Polo Culturale Pietro Aldi, un nuovo museo monografico di interesse regionale, a Saturnia (GR), per il quale ha realizzato interventi di manutenzione e restauro sulle opere di Pietro Aldi (1852-1888) e realizzato numerose cornici a oro zecchino per l’allestimento museale.
E’ accademico ordinario della Classe di Musica e Arti dello Spettacolo dell’Accademia delle Arti del Disegno.
La sua attività come professionista è riconosciuta e il suo nominativo figura nell’elenco ufficiale del Ministero relativo ai Restauratori di Beni Culturali.
[1] L’insieme delle lezioni tenute da Vittorio Granchi all’interno del Gabinetto Restauri della Soprintendenza alle Gallerie di Firenze a partire dagli anni ’50 del secolo scorso e che rappresentano un fondamentale contributo teorico e tecnico alla cultura del restauro. Il ciclo è attualmente in corso di pubblicazione.
[2] Granchi A., Il restauro del Crocifisso, in “Il Crocifisso di Pietro Tacca a Settignano. Restauro di un’inedita cartapesta policroma”, a cura di F. Baldry Becattini, Mandragora, Firenze, 2001.
[3] Granchi A., Il restauro del Crocifisso attribuito a Ferdinando Tacca, in “Restauri nella Pieve di Marti”, a cura di Belinda Bitossi e Marco Campigli, Edifir, Firenze, 2005.